Carni cancerogene, i commenti della Fondazione Veronesi e di Coldiretti

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ROMA – Carni rosse e cancro. Da giorni ormai è aperto il dibattito in merito alle dichiarazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla cancerogenicità delle carni rosse, lavorate, insaccate. Dichiarazioni che stanno spaccando l’opinione pubblica, che hanno richiamato prese di posizione e reazioni differenti e che quindi, per essere comprese a pieno, calibrate e adattate alla quotidianità delle persone, avranno bisogno di essere rilette, commentate dalla Sanità, dalle Istituzioni, di essere accompagnate.

Tra i commenti recenti sul tema, segnaliamo oggi, quello pubblicato dalla Fondazione Umberto Veronesi sul consumo di carne rossa e la prevenzione per la salute, e quello di Coldiretti, sulla qualità della produzione alimentare italiana. Due commenti che possono essere d’aiuto ai lettori per calibrare la propria posizione in merito alla ricerca Oms, quindi le proprie preoccupazioni per la salute e per la corretta alimentazione.

Fondazione Veronesi. No, la carne non «è come» il fumo (ma meno ne mangiamo meglio è) – Paragonare il rischio dei salami a quello delle sigarette non è un approccio corretto. Ecco perchè.

“Nel gruppo dei cancerogeni certi, oltre a insaccati e simili, si possono trovare il fumo di sigaretta e l’amianto, come da più parti ricordato dai mezzi di informazione. Ma anche le radiazioni solari e quelle delle lampade abbronzanti, il papillomavirus, le terapie estroprogestiniche per la menopausa, le aflatossine, le polveri sottili, la polvere di legno. In quelli probabili oltre alle carni rosse, il lavoro notturno. In tutto oltre 400 sostanze su 900 esaminate da 45 anni a questa parte sono risultate cancerogeni certi, probabili o possibili per l’uomo. Traduzione offerta da molti: la carne è pericolosa come l’amianto, come il fumo. Non è un approccio corretto e cerchiamo di capire il perché”.

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“lo studio dell’Oms sul consumo della carne rossa sta creando una campagna allarmistica immotivata per quanto riguarda il nostro Paese, soprattutto se si considera che la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore e che i cibi sotto accusa come hot dog e bacon non fanno parte della tradizione nostrana. Nel nostro Paese i modelli di consumo della carne – sottolinea Moncalvo – si collocano perfettamente all’interno della Dieta Mediterranea che, fondata su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi, è il segreto alla base dei primati di longevità degli italiani, con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini”.

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