“Communities make the difference”, World Aids Day 2019

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Communities make the difference. Domenica 1° dicembre si terrà la “World Aids Day”, la Giornata mondiale sull’Aids indetta dalle Nazioni Unite. Tema 2019 è Le comunità fanno la differenza.

#WorldAIDSDay

L’Onu in questa edizione sottolinea l’importanza delle comunità nella prevenzione e nell’assistenza alle persone colpite da Hiv, nel diffondere messaggi sui rischi, sui test e le terapie antiretrovirali. Nel fronteggiare situazioni nelle quali scarseggiano le risorse che garantiscano l’attenzione generale necessaria.

UNAIDS in occasione della giornata ha presentato il rapporto Power to people che mostra i progressi raggiunti nei Paesi e nelle aree nei quali le persone e le comunità consapevoli fanno parte dei processi decisionali e della fornitura dei servizi. Il rapporto è stato presentato in Kenya, Nairobi,  il 26 novembre 2019.

Questo il messaggio del direttore esecutivo Unaids Winnie Byanyima: “Credo nelle comunità. Le comunità fanno accadere il cambiamento.Le comunità sono la migliore speranza per porre fine all’AIDS perché le comunità hanno combattuto contro l’HIV sin dall’inizio! Mentre l’epidemia infuriava attraverso i nostri paesi, città, villaggi, le donne tenevano insieme le comunità e portavano il carico di cure più elevato per le loro famiglie. Per troppo tempo abbiamo dato per scontato il loro volontariato.Di fronte alle avversità, comunità di uomini gay, prostitute e persone che fanno uso di droghe si sono organizzate per rivendicare il loro diritto alla salute come cittadini uguali. Quindi, sappiamo che le comunità hanno dimostrato il loro valore. Non c’è dibattito lì”.

Oms

Secondo i dati pubblicati da Oms in occasione della Giornata al 2018 le persone con Hiv erano 37,9 milioni, 25,7 milioni vivono nella regione africana.

Per l’Hiv non esiste terapia, ma esiste però la possibilità di terapia antiretrovirale ART in grado di consentire alla persona di condurre un’esistenza lunga e sana e di prevenire la trasmissione ai neonati. L’accesso tempestivo alla diagnosi e alle cure citate è uno dei punti chiave segnalato da Oms.

Nel 2017 sono morte 770mila persone per lacune nei servizi sanitari, 40mila casi non hanno avuto la possibilità di accesso alle cure per la riduzione delle infezioni pediatriche. La vulnerabilità all’Hiv è spesso associata a fattori sociali, comunità non consapevoli, non sostenute, nei quali il rischio è più elevato.

Nel mondo a giugno 2019 le persone in terapia antiretrovirale erano 24,5 milioni. Al termine del 2018 il 79% delle persone infette era consapevole della propria condizione, il 62% stava ricevendo ART .

Il dato a lungo termine mostra significativi progressi sanitari: -37% nel mondo la riduzione delle infezioni dal 2000 al 2018, -45% dei decessi, 13,6 milioni di vite salvate grazie all’utilizzo della ART. La comunità per Oms ha la possibilità di diffondere informazioni sul test, accompagnare all’accesso e alle cure, ampliare la coscienza civile e la conoscenza generale.

Riproponiamo i fattori di rischio Hiv testualmente pubblicati da Oms:

  • “fare sesso anale o vaginale non protetto;
  • avere un’altra infezione a trasmissione sessuale (STI) come sifilide, herpes, clamidia, gonorrea e vaginosi batterica;
  • condivisione di aghi, siringhe e altre attrezzature per l’iniezione e soluzioni farmacologiche contaminate durante l’iniezione di farmaci;
  • ricevere iniezioni non sicure, trasfusioni di sangue e trapianti di tessuti e procedure mediche che comportano tagli o piercing non sterili;
  • subire lesioni accidentali agli aghi, anche tra gli operatori sanitari”.

Info: World Aids Day 2019

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