ROMA – Consumo di sale legato alla differenze sociali ed economiche tra le persone. Ad affermarlo una ricerca realizzata dall’Istituto superiore di sanità nell’ambito del programma Programma MINISAL-GIRCS e pubblicata l’11 settembre sul British Medical Journal.
Secondo lo studio condotto dal 2008 al 2012 in 20 regioni italiane, su un campione di 3857 uomini e donne di età compresa fra 39 e 79 anni, esistono differenze nel consumo di sale tra persone con occupazioni differenti e tra persone residenti i differenti zone d’Italia.
Il consumo è per esempio maggiore tra chi è impiegato in mansioni manuali rispetto a chi occupa posizioni amministrative o manageriali. Ancora, è maggiore al Sud, in particolare Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata con 11 grammi al giorno nel consumo medio, rispetto alle altre regioni con meno di 10 grammi al giorno.
“Queste differenze nel consumo di sale sono molto significative a livello di popolazione in quanto, traducendosi in differenze nei valori pressori e nella tendenza allo sviluppo di ipertensione, conducono a variazioni importanti dei livelli di rischio cardiovascolare“.