ROMA – World polio day. Oggi 24 ottobre è la “Giornata mondiale contro la poliomielite”, momento nel quale l’Organizzazione mondiale della sanità richiama l’attenzione sui progressi nel progetto di eradicazione della malattia, sui vaccini e sull’impegno degli “eroi sconosciuti”, gli operatori Oms che portano il vaccino ai bambini nelle aree più remote del mondo, affiancati dalle persone nelle comunità che li guidano e assecondano.
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Il piano di azione globale per l’eradicazione della polio (Global Polio Eradication Initiative GPEI) è stato lanciato nel 1988 e da quel momento è guidato da Oms, governi nazionali, Rotary International, Unicef.
Dal 1988 a oggi i casi di polio sono scesi del 99% e sono passati in trent’anni da 350.000 a 37. 16 milioni di persone sono state salvate dalla paralisi grazie agli sforzi del Piano, ma Oms avverte che la malattia non può essere dichiarata sconfitta fino a che ci sarà un solo bambino infetto. Anche perché potenzialmente una sola persona infetta potrebbe essere matrice di nuovi 200.000 casi all’anno e causare un’epidemia che potrebbe coinvolgere il pianeta in dieci anni.
La polio colpisce in gran parte bimbi che hanno meno di 5 anni, in un caso su 200 causa paralisi e la morte tra il 55 e il 10% dei casi di paralisi.
È una malattia infettiva che viene trasmessa da persona a persona per percorso fecale-orale e che può essere trasmessa anche attraverso acqua e cibi contaminati. È una malattia che non ha cure. L’unico rimedio contro la polio è il vaccino.
Attualmente sono tre i Paesi nei quali la poliomielite è presente in maniera endemica: Afghanistan, Nigeria e Pakistan. È qui che si concentra l’impegno degli operatori per somministrare più volte il vaccino ai bambini per permettere loro una completa immunizzazione. Si tratta di un impegno che vede affiancati operatori sanitari, leader di comunità, medici, genitori e che oltre alla vaccinazione prevede sorveglianza e monitoraggio.
Gli operatori Oms impegnati oggi nel mondo per l’eliminazione della polio sono più di ventimila.
